PRIMA GUERRA MONDIALE
(ultimo aggiornamento: ottobre 2023)
(ultimo aggiornamento: ottobre 2023)
L’altopiano dei Sette Comuni fra il 1915 e il 1918 fu coinvolto in modo pesantissimo nella prima guerra mondiale con distruzioni, spostamenti di fronte, esodi di popolazione. Nella fase di maggiore avanzata poco mancò che l’esercito austro-ungarico, superate le ultime difese, dilagasse in pianura.
Il paese di Pradipaldo non fu coinvolto direttamente nel fronte di guerra, ma nel suo territorio transitarono truppe, armamenti e rifornimenti vari a supporto dei soldati al fronte; anche l’edificio della scuola fu utilizzato come supporto logistico dai militari.
Vari battaglioni di alpini transitarono per il paese; si trova traccia scritta del passaggio del “Valtellina” nel 1918. Nella memoria orale inoltre è rimasta notizia di un incidente, senza danni a persone, in cui fu coinvolto un autocarro carico di munizioni che si ribaltò; in ricordo di ciò gli abitanti decisero in seguito di recuperare dei bossoli con cui pavimentare il piccolo sagrato della chiesa.
Nel pradipaldese la guerra ebbe comunque conseguenze devastanti a livello socio-economico, tali da costringere molti abitanti all’emigrazione; nel giro di pochi anni la popolazione di Pradipaldo si ridusse di oltre un terzo.
Il sagrato della chiesa con i bossoli.
Prima dello scoppio della guerra mondiale nel 1914, un’importante attività economica diffusa nel marosticense era la lavorazione della paglia per la creazione di borse e cappelli, industria che si stima arrivasse ad impiegare in vario modo fino a 15 mila addetti anche di tanti paesi limitrofi. Con la guerra la produzione crollò e contemporaneamente divenne impossibile emigrare. Crebbe enormemente la disoccupazione e con essa la fame, tant’è che nei giorni di metà marzo 1915 a Marostica scoppiò una protesta spontanea, che vide protagoniste circa quattromila persone: chiedendo a gran voce la riduzione del prezzo del pane e una migliore retribuzione, finirono col saccheggiare diversi panifici, mulini ed il magazzino Menegotto nei pressi di porta Vicenza.
Le cronache riportano che alla rivolta parteciparono uomini e donne di Vallonara, Valle San Floriano, Rubbio e di vari altri paesi dell’altopiano dei Sette Comuni; è facilmente ipotizzabile ci fossero anche abitanti di Pradipaldo. Il giorno successivo Marostica venne presidiata dai militari e il sindaco Giuseppe Boschetti requisì il pane dai fornai, lo distribuì al popolo e nei giorni seguenti impose una riduzione del prezzo delle farine.
Fu un sollievo di breve durata, perché un paio di mesi dopo, con il primo colpo di cannone sparato dal forte Verena il 24 maggio, l’Italia entrò in guerra contro l’Austria ed il malessere sociale, già esasperato, poté solo aggravarsi, quando il marosticense divenne zona di frontiera e centro logistico dei grandi movimenti di truppe in salita sull’altopiano.
Il territorio marosticense durante la guerra assunse un ruolo di grande importanza come retrovia e divenne sede di comandi e di ospedali, punto di concentramento e smistamento delle truppe, deposito di armi, attrezzature e viveri della sesta armata, detta degli altipiani, composta anche da britannici, francesi e cecoslovacchi.
A differenza di Bassano ebbe la fortuna di non subire bombardamenti ed evacuazioni, ma dovette farsi carico del ruolo di immediato retrovia e di punto di passaggio obbligato al fronte; questo implicò la realizzazione di adeguate vie di comunicazione, tra cui strade, ferrovie, impianti di trasporto a fune e linee elettriche.
Anche per l’importante ruolo logistico che ebbe, Marostica nel 1921 fu insignita con la Croce al Merito dal generale Giovanni Cattaneo.
La principale opera degna di nota nel marosticense è la realizzazione della ferrovia a scartamento ridotto tipo Decauville, composta da elementi prefabbricati e realizzata in soli tre mesi, per collegare le sedi dei magazzini militari di Calvene, Thiene, Breganze e Marostica e poi raccordarsi con la linea ferroviaria già esistente dal 1910 Marostica-Bassano.
Altra imponente infrastruttura fu la filovia elettrica che da Marostica passava per Vallonara, Crosara e Conco giungendo sino alla località Puffele. Questa venne completata solo nel 1918, a guerra finita, e poi prolungata fino in località Bellocchio ad Asiago; in pianura da Marostica fu estesa fino a Nove. Era stato chiesto anche il prolungamento fino a Bassano, ma nel 1923 questa filovia, che era la più lunga d'Italia, fu smantellata per i costi di gestione troppo elevati e perché si stavano affermando i più pratici autobus.
Quanto a Pradipaldo, transitava in località Fantini una teleferica che, come altre allestite su tutto il versante meridionale dell’altopiano, aveva il compito di trasportare materiali, munizioni, acqua, foraggio dalla pianura alle immediate vicinanze del fronte. Questa teleferica leggera del tipo “va e vieni” funzionava tramite una fune sorretta da piloni portanti; partiva da San Michele e giungeva a Rubbio; fu realizzata probabilmente nel 1917 ed entrò in funzione dopo che la ferrovia Marostica-Bassano fu deviata fino alla frazione di San Michele di Bassano.
A San Michele partiva pure un’altra teleferica che raggiungeva Valrovina e poi proseguiva fino ad est di Rubbio. Anche Valle San Floriano e Vallonara erano stazioni di partenza di teleferiche verso Conco e Tortima. Proprio a Valle San Floriano, in via Stroppari, è ancora visibile la baracca del Genio militare.
Una piantina militare mostra la ferrovia tra Marostica e Bassano deviata a San Michele, da dove partivano le teleferiche, una delle quali verso Pradipaldo e poi Rubbio.
1917. L'arrivo della ferrovia a San Michele; la tabella sulla "stazione" riporta:
"COMP. TELEFERISTI 5° PLOTONE
TELEFERICHE
SAN MICHELE PRADIPALDO RUBBIO"
Un piantina militare con indicate in azzurro le teleferiche che partivano da San Michele; una si dirigeva a Valrovina e l'altra sul monte a sud di contrada Fantini a Pradipaldo.
L’opera di guerra più importante per Pradipaldo, fu la strada realizzata nel 1916 dal Genio militare della prima armata. Questa strada è poi diventata la più importante via di collegamento della pianura con l’altopiano.
Grazie a questa carrozzabile Pradipaldo poté finalmente uscire dall’isolamento, accedendo alle moderne vie di comunicazione che nel frattempo si erano sviluppate in pianura.
1917. Foto area francese nella quale si vede la "Z" sul monte sotto Pradipaldo cioè la strada della Fratellanza appena realizzata; in basso a destra la chiesa di San Michele.