LA FUSIONE DEI COMUNI
(ultimo aggiornamento: ottobre 2023)
(ultimo aggiornamento: ottobre 2023)
Già alla fine dell’Ottocento la situazione economica del territorio marosticense era precaria, ma la povertà divenne più diffusa e più grave durante il periodo bellico e nel successivo dopoguerra.
I piccoli comuni privi di industrie e con prospettive di sviluppo pressoché nulle, non potevano contare su entrate adeguate per far fronte alle moderne esigenze della popolazione ed a servizi come le strade, l’acqua potabile e la corrente elettrica.
Crosara e Vallonara avevano una popolazione poco numerosa e mancavano di importanti servizi, quali banca, ospedale, notaio, ecc., presenti nella vicina Marostica, dove molti affluivano quotidianamente o per lavoro o per altri bisogni. Negli anni ‘20 la condizione debitoria delle casse comunali di Vallonara si acuì, nonostante l’applicazione dell’imposizione tributaria più elevata consentita dalla legislazione. Questa critica situazione finanziaria, congiuntamente all'inefficienza del personale e ad una gestione degli affari economici non virtuosa, portò allo scioglimento del consiglio comunale e al conseguente commissariamento (commissario l’avvocato Giovanni Pianezzola) fino al 1925. Il successivo consiglio comunale insediatosi nel 1927, per risolvere le gravi difficoltà del comune, giunse a proporre la fusione col comune di Marostica.
Dopo dieci anni finalmente i podestà di Vallonara, Carlo Gino Mattiazzi, e di Marostica, Lorenzo Padovan, chiesero al governo nazionale fascista l’emanazione di un provvedimento di fusione fra Marostica e Vallonara; poco dopo alla richiesta si aggiunse anche Crosara, nonostante la contrarietà espressa qualche anno prima dal podestà Attilio Maroso, forse timoroso di veder Crosara ridotta al ruolo di borgata sottoposta a Marostica.
Gli abitanti di Valle San Floriano e soprattutto di Pradipaldo guardarono con favore alla fusione nella speranza anche di vedere realizzato quell’acquedotto, per il cui finanziamento già nel ’22 era stato erogato un primo finanziamento ma che, per mancanza di risorse nelle casse del comune, non fu poi realizzato.
I vantaggi per i due piccoli comuni di Vallonara e Crosara nel fondersi con il più ricco comune di Marostica erano evidenti; Marostica invece, venendo ad amministrare un territorio più ampio e popoloso, diventava un comune/città più importante nel vicentino.
Il rettorato provinciale accolse con favore la proposta di fusione e così con il regio decreto n°1819 del 25 ottobre 1938 Vallonara cessò di essere un comune e tutto il suo territorio fu incorporato nel comune di Marostica, che da allora non subì altre modifiche territoriali.
Anni '30. Una mappa del territorio di Marostica con indicato in rosso il confine dell'ex comune di Vallonara.