ELETTRICITÀ
(ultimo aggiornamento: luglio 2025)
(ultimo aggiornamento: luglio 2025)
Nel’800 prima dell'elettricità le città venivano illuminate con lampade ad olio e lanterne a gas.
In Italia l'elettricità arrivò principalmente attraverso illuminazione pubblica e centrali elettriche, con sperimentazioni che iniziarono a fine '800 e un'ampia diffusione che seguì nei primi decenni del '900.
A Marostica la storia dell’elettricità iniziò nel 1895 quando quattro soci (Menegotto, Padovan, Ragazzoni e Tasca) costituirono una società che comprò due cadute d'acqua derivata dal Brenta a Nove, che sviluppavano sull’asse delle turbine oltre 100 HP.
4 km di condotta, con una tensione di 2 mila Volt, portava l’illuminazione pubblica e privata a Marostica e Nove; inizialmente (nel 1898) nella piazza e nelle vie principali di Marostica e successivamente anche nelle vie fuori le mura; ben presto le prime 64 lampade ad incandescenza divenirono oltre 500.
Dell’energia elettrica ne beneficiarono fin da subito una ventina di motori collocati a Marostica e che servivano principalmente per le macchine da cucir cappelli di paglia e per altre industrie diverse, compresa la macinazione di grani.
Ben differente la situazione nel territorio di Pradipaldo, dove all’interno delle case, fino a metà anni ‘50 per l’illuminazione venivano utilizzate delle lanterne che bruciavano kerosene, indimenticabili per l’acre odore che emanavano.
L’iter burocratico per portare l’energia elettrica nel paese di Pradipaldo inizio appunto nel 1947.
I comuni di Marostica, Conco e Bassano del Grappa crearono un consorzio con il fine di realizzar l’impianto sia a Pradipaldo che a Rubbio; proprio quando nel 1952 fu approvato il muto di 6 milioni di lire da parte di Cassa Depositi e Prestiti, i comuni di Conco e Bassano del Grappa decisero di sfilarsi.
A Marostica non restò che presentare un nuovo progetto nel 1954 ad opera dell’ingegner Gio Batta Boschetti, il quale prevede un importo di spesa pari a 6,3 milioni di cui 1,2 milioni assunti dalla Società Adriatica di Elettricità (S.A.D.E) Azienda Elettrica Val Brenta di Bassano del Grappa, si legge letteralmente “allo scopo di agevolare quella povera popolazione e l’Amministrazione Comunale”.
Essendo stato approvato un mutuo di 6 milioni, il comune di Marostica dovette stornare tutte le pratiche e iniziare un n uovo iter per ottenere un mutuo di 5,1 milioni, con conseguente ritardo nell’avvio delle opere.
Ottenuto il decreto di concessione del mutuo 5,1 milioni di lire, dilazionato in 35 anni, si diede celermente il via all’inizio dei lavori.
Fu realizzata una linea di 4 Km con una tensione elettrica 10 mila Volt e la rete di distribuzione a bassa tensione all’interno della frazione.
Da quel momento i pradipaldesi poterono illuminare le loro case, utilizzare i primi elettrodomestici e sopratutto i moderni mezzi di comunicazione come le radio e poco dopo i televisori.
La lapide affissa sulla cabina posta all’intersezione di via Fantini con la strada della Fratellanza, riporta le date 1947-1955; tuttavia dai documenti d’archivio risulta che il collaudo finale avvenne nel 1957 da parte dell’ingegnere Pietro Rodighiero, ingegnere capo del Genio Civile di Trento.
Nonostante la magnanimità della Azienda Elettrica Val Brenta, che aveva deciso di concorrere alle spese iniziale, risulta dai documenti d’archivio che a distanza di circa due anni dalla fine dei lavori, il comune di Marostica non aveva ancora provveduto al saldo dei lavori.
Fino a circa gli anni ‘80 la corrente elettrica non era sufficiente a soddisfare il fabbisogno degli abitanti e molto spesso la luce veniva a mancare; i pradipaldesi sollecitarono all’ENEL di realizzare un potenziamento della linea che attualmente è appunto di 20 mila Volt.
La lapide apposta sulla cabina elettrica ricorda l'impegno dei sindaci e sopprattuo dei consiglieri Bressan e Guidolin.