(ULTIMO AGGIORNAMENTO: OTTOBRE 2025)
La storia dell’illuminazione è stata per milioni di anni legata al fuoco e soprattutto alla capacità di controllarlo e, molto più tardi, di accenderlo. Per tutta l’età antica, quella medievale e anche quella moderna l’illuminazione pubblica e quella privata si basarono su vari usi del fuoco: falò, torce, camini,... Solo nell’Ottocento alcune città e aziende utilizzarono l’illuminazione a gas e sul finire del secolo comparve l’elettricità che poi nel Novecento si diffuse sempre più rapidamente anche in Italia a partire dalle grandi città e dalle grandi aziende.
Inizialmente l'elettricità veniva prodotta in piccole centrali che sfruttavano la caduta dell'acqua lungo i fiumi; attraverso cavi metallici buoni conduttori veniva poi "portata" ai luoghi di utilizzo.
A Marostica la storia dell’elettricità iniziò nel 1895 quando quattro soci (Menegotto, Padovan, Ragazzoni e Tasca) costituirono una società che comprò due cadute d'acqua derivata dal Brenta nei pressi di Nove riuscendo a sviluppare una potenza di oltre 100 HP.
Quattro chilometri di condotta, a una tensione di 2 mila Volt, portavano l'elettricità a Nove e a Marostica dove veniva poi utilizzata per l’illuminazione pubblica e più tardi anche privata. Nel 1898 vennero illuminate la piazza e le vie principali di Marostica e successivamente anche le vie fuori le mura; ben presto le prime 64 lampade ad incandescenza diventarono oltre 500.
Dell’energia elettrica beneficiarono anche alcune attività come la allora fiorente industria della paglia che poteva utilizzare macchine per cucire elettriche per confezionare cappelli e borse; ed anche alcuni mulini per macinare mais e frumento.
Nel comune di Marostica fuori dell’abitato la diffusione dell’energia elettrica procedette con una certa lentezza: prima nelle zone di pianura poi negli abitati collinari e molto più tardi arrivò anche a Pradipaldo.
Fino a che non fu raggiunto da una linea elettrica, a Pradipaldo non esisteva l'illuminazione pubblica. Nelle case nelle ore di buio, al fuoco del camino acceso, si cucinava, ci si scaldava, si illuminava la stanza con le fiamme libere che venivano dalla legna che ardeva… quando ce n'era. Nella stanza dove si consumavano i pasti e si viveva più a lungo dal soffitto pendeva il "canfin" a petrolio usato con molta parsimonia, perché il petrolio bisognava comprarlo e la moneta disponibile era pochissima. Per spostarsi in casa si usava "la lume" ad olio o una candela.
Qualcuno aveva anche il "ferale", lanterna a petrolio portatile e parzialmente antivento: poteva essere preziosa per tornare alla propria casa dopo il "filò" nella stalla di qualcuno o per un ultimo sguardo agli animali nella propria stalla.
Bisognò aspettare il secondo dopoguerra perché si avviasse l’iter burocratico per portare l’energia elettrica a Pradipaldo.
Nel 1947 i comuni di Marostica, Conco e Bassano del Grappa crearono un consorzio con il fine di realizzare l’impianto di trasporto dell’elettricità fino a Pradipaldo e da qui a Rubbio. Nel 1952 la Cassa Depositi e Prestiti approvò il mutuo di 6 milioni di lire, ma i comuni di Conco e Bassano del Grappa decisero di sfilarsi.
Marostica presentò nel 1954 un nuovo progetto, opera dell’ingegner Gio Batta Boschetti, che prevedeva una spesa di 6,3 milioni di cui 1,2 milioni furono assunti dalla Società Adriatica di Elettricità (S.A.D.E) Azienda Elettrica Val Brenta di Bassano del Grappa, si legge letteralmente, “allo scopo di agevolare quella povera popolazione e l’Amministrazione Comunale”.
L'iter burocratico per ottenere un mutuo per i restanti 5,1 milioni (dilazionato in 35 anni) non comportò grandi ritardi nell’avvio delle opere.
Fu così realizzata una linea di 4 Km con una tensione elettrica 10 mila Volt fino alla cabina (appositamente costruita all'intersezione con via Fantini) da cui partivano le linee di distribuzione a bassa tensione all’interno della frazione. Nel 1955 chi c'era ricorda le prime lampadine accese nelle contrade a valle e a monte della cabina fin su a Brombe. Subito dopo la linea elettrica raggiunse anche Rubbio.
I "tagli" nei boschi dove passano i cavi aerei verso Brombe e Rubbio sono ancora ben visibili.
Del “corridoio” che da Pozza raggiungeva Brombe creando una frattura nei boschi del “Pianoto” si ricorda anche G. B. che rievoca lo stupore magico della luce e della radio:
Nei 1955 frequentavo la prima elementare a Pradipaldo e usciti da scuola noi alunni abitanti a Brombe tornavamo a casa passando per la contrada Fantini e il sentiero della "Mirandola". Talvolta assieme ai compagni delle contrade di Speron arrivavamo fino alla contrada Pozza da cui un ripido sentiero ci consentiva di raggiungere Brombe. Proprio lungo il sentiero avevano tracciato nel bosco un corridoio libero da alberi e arbusti e avevano piantato pali di legno (parecchi anni dopo arrivarono quelli di cemento) che poi dovevano reggere i fili della corrente. Nelle case a Brombe un elettricista installava contatori e costruiva un rudimentale impianto che raggiungeva le stanze principali e spesso anche la stalla. A casa nostra era comparso da poco tempo uno strano mobile piazzato fra la credenza e la vetrina; mio padre diceva che si chiamava “radio”. Quando finalmente la linea fu attivata potemmo assistere tutti, giovani e vecchi, alla magia delle lampadine che si accendevano e spegnevano con un interruttore. Più tardi arrivato dal lavoro mio padre accese la radio (la chiamava “uomo cassetta”); voci maschili e femminili e musica uscivano miracolosamente dalla radio. In poco tempo la stanza si riempì di tanti vicini muti ad assistere al prodigio.
La lapide affissa sulla cabina posta all’intersezione di via Fantini con la strada della Fratellanza, riporta le date 1947-1955 (il collaudo finale da parte dell’ingegnere Pietro Rodighiero, ingegnere capo del Genio Civile di Trento avvenne però nel 1957). Da quel momento i pradipaldesi poterono illuminare le loro case e le stalle; pian piano cominciarono ad utilizzare i primi elettrodomestici (ferro da stiro, rasoio elettrico e più tardi il frigorifero. In alcune case comparvero le prime radio e qualche costosissimo televisore.
Col passare degli anni e col diffondersi di vari elettrodomestici, ma anche con l’uso di lampadine più luminose, la domanda di energia elettrica aumentò notevolmente provocando frequenti blackout per sovraccarico. Dopo lamentele e solleciti all’ENEL finalmente negli anni ‘80 i pradipaldesi ottennero il potenziamento della linea agli attuali 20 mila Volt.
La lapide apposta sulla cabina elettrica ricorda l'impegno dei sindaci e soprattutto dei consiglieri Bressan e Guidolin.